Antonio Grimaldi per chi ama la moda e le belle storie è un'autentica leggenda.
La sua vita appassionante dimostra che c'è sempre spazio nel mondo per essere veramente se stessi e anche di più.
La solitudine è una strana libertà, ma per un artista è una libertà necessaria. Creativamente e psicologicamente.
Quando un matrimonio artistico finisce a volte i momenti migliori e quelli peggiori della vita possono coincidere. Questo è il paradosso di un addio.
L'addio in questo caso fu con Sylvio Giardina, straordinario couturier con cui Antonio Grimaldi dominò le scene dell'alta moda romana con il brand Grimaldi Giardina dal 1998 al 2010, arrivando ad essere invitati dalla Chambre Syndicale de la Haute Couture a sfilare a Parigi per tre indimenticabili stagioni.
Si dice che nell’ora dell’ incontro e nell’ora dell’addio i sentimenti di un uomo siano sempre più puri e incandescenti. Deve essere stato davvero emozionante fondare, lanciare e imporre il proprio brand in un mondo così esclusivo, elitario e competitivo come quello dell'alta moda. Adrenalina allo stato puro.
Altrettanto intenso è stato il momento di raccogliere le valigie del proprio orgoglio perchè ogni scelta nella vita è una scommessa.
Così, salito sul volo della libertà, è oggi planato dolcemente in una valle meravigliosamente sconosciuta, tutta ancora da esplorare e di cui è sovrano assoluto. Ha trovato la sua dimensione e il suo personale universo creativo seguendo con l'istinto una rotta finalmente del tutto personale e con nessun co-pilota al proprio fianco.
Antonio Grimaldi è noto per la sua sensibilità: artistica, certo, ma anche umana che si riflette nelle sue eteree e delicate creazioni che sono come poesie fluttuanti in passerella.
A un occhio attento non può sfuggire il suo talento nel riuscire a sussurrare la vera bellezza quando molti altri couturier sanno solo urlarla, talvolta involgarendola con troppi ricami, sovrapposizioni, trasparenze, troppo di tutto, come se non avessero un'idea chiara sulla propria creazione e seppellissero ciò che poteva e doveva essere sotto troppi strati di nulla.
Ad Antonio Grimaldi basta invece solo un dettaglio per rendere indimenticabile un abito. Gli è ben chiara la lezione di Mies Van der Rohe, padre dell’architettura contemporanea che, perfettamente d'accordo con lo scrittore Gustave Flaubert, soleva affermare che “Dio è nei dettagli”.
Gli abiti di questo straordinario stilista italiano, consacrato internazionalmente dall'ingresso, più che meritato, nell'empireo dei grandi couturier che sfilano a Parigi, sono creazioni che hanno un'anima.
La si può percepire distintamente. Sia quando sfila in passerella che quando è appeso su uno stand nel backstage. Non fa differenza. Che sia o meno sotto i flash dei riflettori emana sempre la stessa meravigliosa luce, anzi, sfiorato da vicino, osservato accuratamente in quei dettagli divini che lo rendono un capolavoro d'altissimo artigianato, è persino più sublime.
D'altronde un'opera d'arte è tale sia se appesa in un museo che nascosta in un caveau. Tale resta, il suo valore è indiscutibile. E lo stesso vale per i meravigliosi abiti d'alta moda di Antonio Grimaldi, esteta e messaggero di un'idea ricercata di bellezza che trascende ogni canone per crearne di propri perchè ogni vero artista ha la sua voce e il timbro di Grimaldi è caldo, sensuale e potente. Ti avvolge magicamente e ti lascia addosso un'emozione senza fine.